Dalla digitalizzazione risparmi fino a 200 miliardi

Digitalizzare è un imperativo sempre più pressante per le imprese italiane. Digitalizzare equivale a dematerializzare, trasportare cioè i documenti da un supporto fisico, cartaceo, a un supporto informatico. Che non occupa spazio visibile, non richiede spese per l’utilizzo, il trasporto e lo smaltimento di carta, e velocizza in maniera esponenziale la trasmissione di informazioni. Secondo la ricerca presentata nei giorni scorsi dall’Osservatorio Fatturazione elettronica e dematerializzazione del Politecnico di Milano, si possono quantificare in 600 miliardi i “fogli” legati ad attività di business che si potrebbero risparmiare in un anno, per un risparmio di oltre 12 miliardi di euro. Una cifra che in caso di digitalizzazione complessiva dei processi salirebbe fin oltre i 200 miliardi annui, con benefici evidenti per il controllo della spesa pubblica e il monitoraggio delle entrate fiscali, e di riflesso servizi migliori per cittadini e imprese.

Primi segnali di cambiamento

Ma torniamo sulla terra, ai numeri che riguardano lo stato attuale delle cose. L’Osservatorio riferisce che nel 2011 è incrementata la quota di imprese che in Italia hanno intrapreso una conversione digitale del Ciclo Ordine-Pagamento. Oltre 60.000 imprese hanno scelto il formato elettronico o hanno portato in Conservazione Sostitutiva le Fatture. Tanto per restituire qualche proporzione, parliamo di circa una grande impresa su due, un’impresa su sei tra le Pmi e meno dell’1% tra le microimprese. Risultano altresì 8.300 le imprese che utilizzano formati elettronici strutturati per scambiare con i propri clienti e/o fornitori – tramite reti Edi, WebEdi e Xml – i principali documenti del Ciclo Ordine-Pagamento, con un incremento sul regime annuo dell’11%. E ancora, circa 50.000 aziende scambiano almeno una tipologia di documento del Ciclo Ordine-Pagamento utilizzando circa 280 tra Extranet o Portali B2b di tipo transazionale: strumenti sviluppati da grandi società per comunicare con fornitori o clienti più piccoli. Cresce infine la percentuale di aziende pronte a orientarsi verso i modelli di Fatturazione Elettronica.

Vantaggi per il circuito delle istituzioni

Guadagni netti potrebbero arrivare anche per la Pubblica Amministrazione. La School of Management del Politecnico, responsabile dell’indagine, nella sua relazione ha calcolato risparmi per 43 miliardi di euro l’anno: 4 miliardi d sui prezzi di acquisto e sui costi di processo negli approvvigionamenti, 15 miliardi per l’aumento di produttività del personale, e 24 sui “costi di relazione” tra PA e imprese. Prospettive che fanno ben sperare, ma sappiamo che in Italia si impiega tanto, spesso troppo tempo per tradurre in opera previsioni, e progetti innovativi. Gli studiosi dell’ateneo milanese provano a semplificare il percorso, suggerendo tre linee d’azione:

  • L’iniziativa convinta e dei soggetti aggregatori: le Amministrazioni pubbliche e le grandi imprese, le associazioni di settore e i professionisti. Sono queste figure che possono dar luogo a una rivoluzione culturale nel comparto produttivo.
  • Un’azione del Legislatore, sia europeo sia nazionale, volta a semplificare il quadro normativo.
  • L’intervento dei manager: in virtù delle loro cariche decisionali, possono accelerare l’attivazione dei progetti di Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione.

In sostanza, il cambiamento dipende dalla lungimiranza della classe dirigente, che non può prescindere da una serie di strumenti oggettivamente vantaggiosi per l’evoluzione del sistema economico e sociale italiano. L’Agenda digitale potrebbe rappresentare il primo significativo passo in questa direzione.

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